Barak Obama, non riceve il Dalai Lama per non irritare Pechino
E' la prima volta dal 1991 che il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, leader spirituale del popolo del Tibet arriva a Washington e il Presidente democratico e illuminato, il sensibile e intelligente Barak Obama non gli concede un appuntamento.
Non ce lo saremmo mai aspettato da Obama che fino a questo momento si era mosso all' insegna dell' umanità e della pace mondiale e nella difesa dei popoli oppressi.
Ma siamo alla vigilia della visita presidenziale americana in Cina che come si sà sta facendo terra bruciata intorno al Dalai Lama e a tutto il Popolo che Sua Santità rappresenta e non si fa scrupolo di usare tutti i mezzi a disposizione; per il regime comunista che ha appena festeggiato i 60 anni della Repubblica Popolare, è intollerabile che il leader buddista riceva il trattamento di un capo di Stato nei suoi viaggi all’estero.
Chi ha trattato il Dalai Lama con troppi riguardi, da ultimo Angela Merkel, ha sempre ricevuto un “castigo” sotto forma di un raffreddamento nei rapporti diplomatici con Pechino.
Allora Barak Obama, memore di tutto ciò, per opportunità, sceglie la real politik prima di tutto e prima ancora dei diritti umani, come già aveva fatto in precedenza il Suo Segretario di Stato Hillary Clinton, che, nella sua visita a Pechino aveva sorvolato sulle questioni che toccavano i diritti umani, trattando esclusivamente gli affari politici-economici, più importanti, arrivando a dire, gelidamente: che la difesa dei diritti umani non deve "interferire con la crisi economica globale, con la crisi dei cambiamenti climatici e con quella della sicurezza».
Quindi, si deduce che la Potenza Cinese è diventata così di peso nello scacchiere mondiale che persino il Super Potente Barak Obama, leader della Super potente America, deve inchinarsi e subire i diktat Cinesi nella considerazione che come si è visto nell' ultimo G 20 di Pittsburgh le grandi sfide ( clima) del futuro richiedono un atteggiamento cooperativo da parte della Cina e poi ci sono le prossime aste dei Treasury Bonds da piazzare sul mercato, col deficit pubblico americano ai livelli record dalla seconda guerra mondiale. Forse basterebbe un vago accenno delle autorità cinesi alla minaccia di non investire più in dollari, per provocare una crisi di sfiducia.
Insomma Obama attende di incassare l'appoggio cinese su una serie di dossier, come il nucleare iraniano e nordocreano, e l'Afghanistan cose più concrete per la ripresa della crisi mondiale e l' economia americana
Ma l' incontro con il Dalai Lama ci sarà ma solo dopo la visita al premier cinese Hu Jintao sicuramente a dicembre p.v.
Non ce lo saremmo mai aspettato da Obama che fino a questo momento si era mosso all' insegna dell' umanità e della pace mondiale e nella difesa dei popoli oppressi.
Ma siamo alla vigilia della visita presidenziale americana in Cina che come si sà sta facendo terra bruciata intorno al Dalai Lama e a tutto il Popolo che Sua Santità rappresenta e non si fa scrupolo di usare tutti i mezzi a disposizione; per il regime comunista che ha appena festeggiato i 60 anni della Repubblica Popolare, è intollerabile che il leader buddista riceva il trattamento di un capo di Stato nei suoi viaggi all’estero.
Chi ha trattato il Dalai Lama con troppi riguardi, da ultimo Angela Merkel, ha sempre ricevuto un “castigo” sotto forma di un raffreddamento nei rapporti diplomatici con Pechino.
Allora Barak Obama, memore di tutto ciò, per opportunità, sceglie la real politik prima di tutto e prima ancora dei diritti umani, come già aveva fatto in precedenza il Suo Segretario di Stato Hillary Clinton, che, nella sua visita a Pechino aveva sorvolato sulle questioni che toccavano i diritti umani, trattando esclusivamente gli affari politici-economici, più importanti, arrivando a dire, gelidamente: che la difesa dei diritti umani non deve "interferire con la crisi economica globale, con la crisi dei cambiamenti climatici e con quella della sicurezza».
Quindi, si deduce che la Potenza Cinese è diventata così di peso nello scacchiere mondiale che persino il Super Potente Barak Obama, leader della Super potente America, deve inchinarsi e subire i diktat Cinesi nella considerazione che come si è visto nell' ultimo G 20 di Pittsburgh le grandi sfide ( clima) del futuro richiedono un atteggiamento cooperativo da parte della Cina e poi ci sono le prossime aste dei Treasury Bonds da piazzare sul mercato, col deficit pubblico americano ai livelli record dalla seconda guerra mondiale. Forse basterebbe un vago accenno delle autorità cinesi alla minaccia di non investire più in dollari, per provocare una crisi di sfiducia.
Insomma Obama attende di incassare l'appoggio cinese su una serie di dossier, come il nucleare iraniano e nordocreano, e l'Afghanistan cose più concrete per la ripresa della crisi mondiale e l' economia americana
Ma l' incontro con il Dalai Lama ci sarà ma solo dopo la visita al premier cinese Hu Jintao sicuramente a dicembre p.v.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti non appaiono subito, devono essere tutti approvati da un moderatore.Cioè la sottoscritta. Siate civili e verrete pubblicati, qualunque sia la vostra opinione .Inviando un commento date il vostro consenso alla sua pubblicazione, qui o altrove.